L’ultimo viaggio della Giorgia
Determinata, schietta, instancabile, intraprendente, ha gestito generazioni di utenti

Da Il Valdarno – Giovanni Nocentini – 10 Gennaio 2003

Non c’è mai stato bisogno di aggiungere altro, quando, a Laterina, si rammentava “la Giorgia”. Con quel nome non poteva intendersi che lei, che ha avuto un lungo rapporto con chiunque avesse bisogno di spostarsi, per lavoro, per studio o per svago: dagli studenti che, ogni mattina, si recavano alle scuole di città, ai pendolari, alle donne del tabacco, ai gitanti, ai clienti dei mercati settimanali. Per ognuno di essi, quella che prendeva era “la corriera della Giorgia”, perché era lei il personaggio emblematico delle Autolinee Fabbri di Laterina. capace di riempire da sola una corriera per la sua forte personalità. Ed era soprattutto con lei che avevano da vedersela i “ragazzacci casinisti” a bordo di quella corriera, dove – a sentire lei- “c’era sempre un posto: bastava solo “scorrere avanti”. Energica, inesauribile, dispotica, la Giorgia era dappertutto: per lei non c’erano porte chiuse, come dimostrò un giorno drammatico a Milano, quando il marito Valerio si trovò alle prese con un grave problema di salute, per cui dovette essere ricoverato in ospedale. lasciato praticamente il motore acceso, fu lei a far tutto, mettendo in riga tutti: Pronto Soccorso, infermieri, medici, reparto, senza perderlo d’occhio un solo minuto, ma soprattutto senza sognarselo neppure di lasciarlo lì e tornare a casa. Ma a Laterina la Giorgia ci tornò con Valerio, come con Valerio era partita. Con lei a bordo, Valerio, non aveva da pensare che al suo volante e arrivare in capo al mondo senza voltarsi né di qua, nè di là. Hostess, bigliettaia, travel assistant, programmatrice di itinerari, appuntamenti con alberghi e ristoranti e relative contrattazioni, public relations ( anche se lei non sapeva di certo che si chiamassero così, nè se ne curava ). Nessuno ha mai saputo quando dormisse la Giorgia, specie alla stagione delle gite. Rientrata a notte fonda, al mattino di poi, prima dell’alba, la sentiva già sfaccendare in garage, quando il figlio Valter, attuale top manager, era solo un ragazzaccio da mettere in riga e da marcare stretto per la sua spiccata tendenza alla trasgressione boccaccesca. “Valtereeee !… – lo arringava con energia, quando nel ripulire qualche pullman rientrato da una lunga gita, rinveniva in qualche angolino evidenti tracce di crapule e resti di materiali di varia natura – è l’ora de falla finita con questi maialai…”
E quando il ragazzo fu cresciuto non lasciò mai un giorno, di affacciarsi alla finestra sul borgo, per tirarlo fuori dal bar per la corsa del pomeriggio: “ Valtereee…mòviti!” – chiamava. E potevi rimettere l’orologio: erano le tre meno dieci.
Proveniente dai Volpi di Castiglion Fibocchi, non c’è dubbio che la Giorgia abbia contrassegnato un’epoca nella storia delle Autolinee Fabbri , quella più dura, meno tecnologica, più epica che, non disponendo dell’elettronica, dei computer di bordo, dei navigatori satellitari dei telefonini, richiedeva una grinta e un’energia che a lei non mancava di certo. Non mandava mai a dir niente a nessuno e ha sempre chiamato le cose col nome che avevano: era sempre schietta e diretta, come in quella notte d’estate, quando un gruppetto di nottambuli discuteva di un processo di attualità sotto la finestra della sua camera alla piazzola, sovrastante l’attuale ufficio postale che, a quell’epoca, era la sua autorimessa e lei si affacciò chiedendo: “ C’è di molto a questa sentenza? Perchè io volevo dormire…!” . O come quando abbordò un rappresentante di commercio che – in un centro storico cronicamente a corto di spazi di sosta, era stato costretto a parcheggiare momentaneamente, davanti alla saracinesca del suo garage, e al quale lei, dalla terrazza sovrastante, chiese, venendo subito al sodo :” Scusi ma lei che viene da la Falterona? O’n l’ha visto che c’è un garage?” E un giorno che mi ero scusato con lei per aver sbagliato numero, mi apostrofò : “Si, si, ma bisogna stacce più attenti, perchè la gente han da fare…”
Una prove della sua determinazione emerse quando, in gita sulle Dolomiti, l’autobus fece sosta a trento in visita al Castello del Buon Consiglio, da dove non era più possibile uscire. Erano le 11 del ferragosto 1970 e c’era una colonna di auto, di cui non si scorgeva la fine. scesa dal pullman, la Giorgia, piombò in mezzo alla strada, faccia alla colonna di auto, di cui non si scorgeva la fine. Scesa dal pullman, la Giorgia, piombò in mezzo alla strada, faccia alla colonna, braccia allargate in alto, a creare uno stacco che consentì ad aladino, l’autista, di infilarcisi e riprendere la gita che rischiava di saltare sulla tabella di marcia che lei aveva ben in testa, (ovviamente senza neppure sognarsi di ringraziare gli autisti che aveva stoppato). E quando, più avanti, durante una manovra in mezzo alla ressa dei mezzi, attorno al Lago di Carezza, l’autista di un altro pullman ebbe l’ardire di emettere un colpetto di clacson, lei balzò in strada chiedendo al malcapitato : “ Scusi, lei vola?”- E alla sua risposta negativa, ribatté che- guarda un pò- anche lei non volava. Forte di carattere, scorbutica, avara di sorrisi, sui tratti tranquilli del viaggio si trasformava, sapendo essere cortese, premurosa e persino spiritosa, rivelando aspetti insospettabili della sua personalità. E’ scomparsa ad una bella età, ultraottantenne, a cApodanno, anziché in un giorno qualsiasi. Come si conveniva a lei, che una donna qualsiasi non era.